Yanar Dag, la montagna che brucia

A pensarci, il titolo fa venire i brividi, perché, mai come in questa estate 2019, gli incendi sono protagonisti un po’ ovunque nelle aree paesaggistiche e naturali più significative del nostro Pianeta. Tuttavia, in questo caso, non si tratta di un incendio doloso e distruttivo, bensì di terra, lungo il fianco di una collina che, ormai da tempo immemore, brucia visibilmente a contatto con l’aria.

Pare, infatti, che già Marco Polo nel suo “Milione”, abbia citato proprio questa zona particolare dell’Azerbaijan, non distante dalla Capitale Baku.

Ma come mai accade questo strano ed affascinante fenomeno?

Le cause del fuoco perenne sono il risultato della fuoriuscita di gas idrocarburi dallo strato appena sottostante la crosta terrestre.
Lo Yanar Dag è un vulcano di fango, ma le sue eruzioni attingono anche da diversi sedimenti e gas, fatto che indica anche la presenza di riserve di petrolio e di metano, abbondanti sia sottoterra che nel mare nella regione del Caspio. A differenza dei vulcani di fango quindi, le fiamme di Yanar Dag bruciano costantemente. L’eruzione del vulcano non è periodica ma continua a causa dell’infiltrarsi perpetuo di gas dal sottosuolo.

Yanar Dag, non a caso, in azero significa “la montagna che brucia” e lo stesso termine “Azer”, da cui Azerbaijan, oggi in Persiano significa fuoco. Gli antichi Greci credevano che Zeus incatenò Prometeo, che rubò il fuoco agli dei, alle montagne del Caucaso.

L’Azerbaijan è particolarmente ricco di queste formazioni, così come la Turchia ed il Turkmenistan, tuttavia agli studiosi non è ancora ben chiaro il processo della loro creazione.

Qui comunque, salendo le scale in legno e arrivando in cima alla collina, ho potuto godere di un bel panorama anche per via del fatto che si sta facendo sera e la luce è davvero magnifica!

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