India tra magia, maharaja e spiritualità (Prima Puntata)

Dicembre 2004…Ebbene sì proprio nei giorni del terremoto e dello tsunami, a cui seguirono scosse di assestamento che fecero sobbalzare l’intera, vastissima, Nazione, noi siamo andati in India. Un Paese che, nel mio immaginario, era legato alle dimensioni dell’avventura e della spiritualità, al profumo delle spezie e dell’incenso, ai ricchi e ben protetti Palazzi dei Maharaja, ma è stato in grado di superare le mie aspettative, andando forse anche troppo oltre, probabilmente a causa dei fatti che hanno sconvolto l’India in quei giorni. Sono stati giorni così intensi che in loco, a volte, avrei voluto scappare, ripetere il viaggio in un altro momento. Tuttavia, anche volendo, sarebbe stato impossibile lasciare il Paese ed ingiusto: chi doveva aiutare la popolazione delle zone più disastrate, chi doveva spostarsi per raggiungere i parenti, chi arrivava con i voli dall’Europa per riconoscere i propri cari, aveva bisogno degli aerei. Non mi andava di prendere loro il posto e, tutto sommato, la buona volontà ci ha premiati più volte, salvandoci persino la vita.

Mumbai- Profumo di Spezie presso li Mercato Crawford
Mumbai- Profumo di Spezie presso li Mercato Crawford

Andrò a raccontarvi il nostro viaggio in più riprese perché non è facile rivivere i momenti più concitati e funesti di quei giorni e, soprattutto, perché l’India va capita: mi soffermerò spesso a parlarvi di aspetti importanti che caratterizzano questa Nazione in cui, nonostante tutto, ho voglia di ritornare.

La nostra prima tappa è stata  Bombay, o meglio Mumbai, (siamo nell’hotel più bello e ricco di storia della città che, purtroppo, qualche anno dopo, è stato assaltato dai terroristi di Al quaeda)  sorta su un gruppo di isole collegate alla terraferma da ponti e terrapieni. È la più grande città dell’India e il principale porto del paese, oltre che il maggiore centro industriale, ma è anche un importantissimo polo cinematografico e una città dai mille contrasti.

Mumbai - La Porta dell'India e dietro il nostro Hotel
Mumbai – La Porta dell’India e dietro il nostro Hotel

Tra gli alti grattacieli moderni scorgiamo baracche e bellissimi palazzi molti dei quali in stile vittoriano,a cominciare da Victoria Station, la stazione ferroviaria e dal Mercato Crawford. Osservando Marina Drive, l’immensa spiaggia di Bombay e la parte sud della città mi sembra di stare in una grande metropoli occidentale. Ci sono anche bellissimi giardini, a prato inglese, (noi ne visitiamo uno costruito su di una cisterna per mimetizzarla e vi garantisco che l’intento è riuscito davvero a pieno) nonché campi da cricket, lo sport nazionale.

Rimaniamo impressionati dall’atmosfera caotica e dal traffico davvero impressionante nel quale scorgiamo un gran numero di vetture lussuose, bus a due piani, taxi pieni di amuleti ed immagini di divinità protettrici.

Non mi sento ancora in India, ma alla vista del Grande Lavatoio, (un enorme area dove molti uomini lavano ogni giorno la biancheria dell’intera città riconsegnandola, poi, senza commettere errori, ai legittimi proprietari), di un anziano venditore di ananas che sbuccia la sua frutta lungo la strada, di un Tempio Indù nel quale assistiamo ad una cerimonia nuziale, dei treni senza porte, ma con sbarre ai finestrini, (che collegano la periferia e sono debordanti di gente, al punto che alcuni sono appesi fuori) e, infine, delle Torri del Silenzio (viste solo dall’esterno in quanto si tratta di un’area sacra ai Parsi, che vi espongono i morti lasciandoli alla mercé degli uccelli), ecco che comincio ad assaporare l’atmosfera di questa variegata Nazione.

Mumbai-Il Grande Lavatoio
Mumbai-Il Grande Lavatoio

Soffermiamoci un attimo. A questo punto, prima di andare avanti con il mio resoconto di viaggio, è bene apra una breve parentesi riguardo la situazione multietnica e la pluralità di lingue, caratteristiche peculiari dell’India. Ho, infatti, appena nominato i Parsi, vivace etnia di  religione zoroastriana, proveniente dalla Persia al tempo dell’islamizzazione.

E proprio il miscelamento etnico che prosegue da secoli è causa della grande varietà di etnie e culture presenti in tutta l’India.

In realtà, è molto difficile individuare con esattezza l’origine delle diverse popolazioni, anche se si può affermare che, fondamentalmente, esse appartengano a tre differenti etnie: europoide, australoide e mongoloide.

Circa il 7% degli abitanti fa parte delle cosiddette tribù ufficialmente riconosciute, che sono complessivamente più di 300 e, oltre a essere molto differenziate al loro interno, hanno una connotazione etnica e culturale peculiare rispetto alla maggioranza della popolazione indiana. Quest’ultima presenta caratteri prevalentemente europoidi, con notevoli differenze nella colorazione della pelle; tratti mongoloidi caratterizzano invece le tribù che vivono tra le colline nell’estremo nord, ad esempio i Naga, mentre alcuni gruppi tribali presentano spiccati caratteri australoidi, come i Santal e diversi piccoli gruppi degli altipiani del Deccan.

In India vengono utilizzate più di 1600 tra lingue e dialetti; quelle ufficiali sono l’hindi, parlato da circa il 30% della popolazione, e l’inglese, ma la Costituzione riconosce anche diciassette lingue locali, tra cui il telugu, il bengali, il marathi, il tamil, l’urdu, il gujarati, il kannada e il malayalam.

La maggior parte delle lingue diffuse nelle aree settentrionali del paese (urdu, hindi e bengali, ma anche punjabi e assamese) appartengono al ceppo indoeuropeo e derivano dal Sanscrito, l’antica lingua con cui fu stilato quel vasto corpo di scritture religiose e laiche che costituisce il nucleo della letteratura indiana classica (letteratura sanscrita) e ora utilizzato solo in alcuni riti religiosi.

Mumbai - Il cimitero dei Parsi (le Torri del Silenzio). la soglia è invalicabile. Solo chi si occupa del rito funebre può varcarla. I corpi vengono esposti per essere dati in pasto agli uccelli.
Mumbai – Il cimitero dei Parsi (le Torri del Silenzio). la soglia è invalicabile. Solo chi si occupa del rito funebre può varcarla. I corpi vengono esposti per essere dati in pasto agli uccelli.

Ma riprendiamo il racconto. La sera, tornati piuttosto tardi in hotel, mangiamo qualcosa di corsa e andiamo in camera ed ecco che, accesa la televisione, apprendiamo quanto accaduto la mattina precedente dai notiziari nazionali e internazionali, rimanendo scossi e quasi increduli. Non solo. Nella notte ho avvertito anche una bella scossa tellurica e, il mattino successivo, la nostra accompagnatrice dice, solo a mio marito e a me, che il suo corrispondente l’ha avvisata della possibilità di altre forti scosse di assestamento. Ci dirigiamo comunque verso l’isola di Elephanta dove visitiamo quattro grotte antichissime all’interno delle quali vi sono rappresentate, con sculture rupestri dalle dimensioni grandiose, le principali divinità indù.

Sull'Isola di Elephanta
Sull’Isola di Elephanta

Nel pomeriggio, chiediamo di poterci recare in un negozio dove posso comprare Pashmina e Kashmir a prezzi che in Italia neanche ci sogneremmo (neppure in saldo).

La sera partiamo per Udaipur ,“la città bianca”, e, in aeroporto, riesco a dare, con solo ½ dollaro, nostre notizie ai miei nonni a Genova, rassicurandoli sul nostro stato di salute.

Purtroppo non essendo la stagione delle piogge (io invece direi “per fortuna”), il lago di Udaipur non ci consentirà di circumnavigarlo con il battello, così ci accontenteremo di prendere una barca e andare a sorseggiare un tè stile inglese al Lake Palace Hotel, nel pomeriggio dopo  aver visitato lo splendido e imponente Palazzo di Città.

Ma ecco che al posto della gita sul Lago Pichola, che si sarebbe dovuta effettuare in mattinata, ci viene proposto di andare fuori Udaipur e più esattamente a visitare due templi a Nagda e uno ad EKlinji. Accettiamo con gioia e la visita si mostra davvero interessante. I primi due templi che vediamo, chiamati “suocera e nuora” (Sasbahu) e risalenti al 10° secolo, sono, architettonicamente, decoratissimi, sia internamente che esternamente mostrando fregi di fine e rara fattura e rappresentando anche numerose scene del Kamasutra. Il terzo, invece, è più recente (15° secolo) ed è frequentatissimo dai locali che offrono alle divinità collane di fiori, comprate all’ingresso del tempio stesso. La statua che qui mi affascina di più è quella, tutta in argento, del toro Nandi, mezzo di trasporto del dio Shiva. Ma fermiamoci di nuovo, per parlare dell’Induismo.

Gli induisti rappresentano la terza comunità religiosa del mondo (dopo i cristiani e i musulmani) e sono quasi 650 milioni (circa il 13% della popolazione mondiale), diffusi in 84 paesi. La maggior parte di essi vive in Asia meridionale, e in particolare in India, in Nepal, in Sri Lanka, in Bhutan, in Malesia, a Singapore, in Indonesia (Bali). Vi sono comunità induiste in Africa (Mauritius), in America latina (Guyana, Trinidad), nelle isole Figi, negli Stati Uniti e in diversi paesi europei.

L’Induismo non ha un fondatore. Più che una religione unitaria, esso è un insieme di movimenti religiosi diversi, che però sono accomunati da alcuni principi fondamentali.Vi sono diverse ipotesi sulla preistoria di questa religione e dei popoli dell’India. Secondo molti studiosi, le origini dell’Induismo risalgono a più di tremila anni fa, quando le tribù indo-arie si installarono nel nord dell’India e elaborarono alcune concezioni filosofiche e pratiche sociali che costituirono le basi del sistema filosofico induista. Altri invece, e in particolare alcuni studiosi indiani contemporanei, ritengono che non vi sia stata un’influenza esterna sulla cultura indiana delle origini, la quale deriverebbe direttamente dall’antica civiltà dell’Indo (fiorita più di quattromila anni fa), di cui rimangono alcune importanti tracce architettoniche, ma della cui storia e della cui fine si sa molto poco. In ogni caso, la storia dell’Induismo più antico viene suddivisa in due fasi: la fase vedica (ca. 1500 – 900 a.e.v.), caratterizzata dalla pratica dei sacrifici e dal culto di un numero molto elevato di divinità – tra cui spiccano il potente Indra e il dio del fuoco Agni -, e la fase post-vedica o brahmanica (ca. 900 – 400 a.e.v.), in cui sia il sacrificio, sia molte delle divinità vediche perdono importanza, e compare il dio creatore Prajapati (identificato con il brahman,l’assoluto).La parola hindu fu introdotta con l’arrivo dei musulmani (nel secolo VIII), mentre coloro che appartengono a questa religione preferiscono il termine classico dharma, che significa legge, sostegno, norma, giustizia, dovere, e si riferisce all’ordine eterno delle cose.

Dapprima tramandati oralmente e poi, molto più tardi, fissati per iscritto, i Quattro Veda (Veda degli inni, Veda delle melodie, Veda delle formule sacrificali, Veda delle formule magiche) costituiscono i fondamenti dell’Induismo. Ciascuno dei quattro Veda è ordinato in quattro diversi livelli, che sono:

  • le Samhita, una considerevole raccolta di inni composti tra il 2000 e il 1000 a.e.v.;
  • i Brahmana, commenti liturgici in prosa;
  • gli Aranyaka, o libri “della foresta”;
  • le Upanishad, che fungono da commenti filosofici dei Veda.
  • Il Mahabharata è un vasto poema, scritto tra il III secolo a.e.v. e il III secolo e.v., che riassume in 18 libri il codice guerriero e alcuni presupposti filosofici e religiosi dell’Induismo (in particolare nella Bhagavad-gita, poemetto che affronta alcune questioni morali fondamentali e la fede personale in una divinità salvatrice, Krishna/Vishnu).
  • Il Ramayana è un’altra grande epopea che narra le vicende di un eroe (in seguito identificato con il dio Vishnu) costretto a combattere una guerra con il demoniaco re di Lanka (Ceylon) per riprendere la sposa rapita.
  • Infine, i Purana sono 36 raccolte di miti e leggende, biografie e insegnamenti filosofici che costituiscono una sorta di enciclopedia dell’Induismo.

    Udaipur - I ghats. Da questi gradoni le persone pregano, entrano nel fiume, si lavano per purificarsi e, lungo questi stessi gradoni, si accendono le pire funerarie.
    Udaipur – I ghats. Da questi gradoni le persone pregano, entrano nel fiume, si lavano per purificarsi e, lungo questi stessi gradoni, si accendono le pire funerarie.

Le divinità vediche non sono tanto degli esseri superiori, quanto delle rappresentazioni delle forze della natura. Nel corso dei secoli, dopo il periodo vedico, due di queste divinità, Vishnu (dio benefico e solare, di cui Rama e Krishna sono le principali incarnazioni) e Shiva (dio al contempo distruttore e ricreatore, probabilmente ricollegabile alla divinità vedica Rudra) hanno acquistato un particolare rilievo, dando luogo a correnti differenti: il vishnuismo e lo shivaismo (che è, oggi, quella seguita dalla maggioranza degli indiani). Una terza corrente è costituita dallo shaktismo (Shakti, sposa di Shiva, è l’energia creativa della divinità). Tuttavia, le diverse scuole non si escludono necessariamente a vicenda poiché uno degli aspetti caratteristici dell’Induismo è che esistono diverse vie per raggiungere la salvezza.

Le varie scuole concordano su alcuni punti fondamentali. Questi sono:

  • Il ciclo della rinascita (samsara): alla morte, ogni creatura rinasce in un altro corpo, vegetale, animale, o umano.
  • Lo scorrere delle esistenze, ovvero la successione delle rinascite, è visto come un dramma dal quale si desidera liberarsi con l’aiuto di determinate tecniche, come lo yoga e la meditazione.
  • La liberazione – o moksha – consiste nella scoperta dell’identità del nucleo più profondo di sé (atman), con il brahman, che è l’assoluto, l’Uno indivisibile che pervade tutto l’universo.
  • Il rispetto della vita: l’anima dell’individuo può rinascere anche in forme animali e vegetali. Ne deriva che gli induisti tendono a manifestare un grande rispetto per ogni tipo di essere vivente (ad esempio, molti di essi sono vegetariani).
  • Il karma (“azione”): in base a questo concetto, la condizione in cui un determinato individuo nasce nella vita successiva dipende dalle azioni che ha compiuto in quella precedente. In altre parole, ogni azione che l’individuo compie nella vita attuale avrà delle ripercussioni nelle sue vite future.
  • La divisione della società in gruppi sociali (varna: “colore”):
    1. i brahmani (brahmana),
    2. i guerrieri (kshatriya),
    3. i produttori (vaishya)
    4. i servitori (shudra), oltre ai fuoricasta che si situavano al di fuori del sistema.

Successivamente, la società si è articolata in una gran quantità (dalle 2000 alle 3000) di caste (jati) e sottocaste.

L’appartenenza a una casta piuttosto che a un’altra dipende dal karma dell’individuo, e dunque dalla sua condotta nelle esistenze precedenti. Chi nasce all’interno di una certa casta deve essere consapevole dei doveri e delle conseguenze della propria condizione (ad esempio ci si può sposare o sedere alla stessa tavola solo con membri della propria casta): un adempimento dei propri doveri castali è necessario per ottenere una rinascita migliore.

Va peraltro aggiunto che la Costituzione dell’India moderna vieta ogni discriminazione in base all’appartenenza castale sebbene, nella pratica, il sistema delle caste continui a essere applicato.

Dato il principio induista secondo il quale le vie che conducono all’Assoluto sono molteplici e non si escludono a vicenda, questa religione si dichiara tollerante nei confronti sia delle altre religioni, sia delle varie espressioni religiose che si esprimono al suo interno. Ciò che l’Induismo rifiuta è l’assolutizzazione di una forma particolare di culto, nonché, nella maggior parte dei casi, il proselitismo.

Udaipur - Il Palazzo di Città visto da quello sul lago
Udaipur – Il Palazzo di Città visto da quello sul lago

Rientrati quindi in città, dopo aver pranzato, ci dirigiamo finalmente verso il lago, ma, come ho già detto poco fa, visitiamo subito il Palazzo di Città. Residenza del Maharana è  forse il più grande edificio indiano, la cui costruzione ebbe inizio nel 1567. Oggi si presenta come un mix architettonico in quanto ingrandito e modificato in epoche diverse, ma è comunque spettacolare e merita. Alla fine, ci rechiamo anche, al tempio Jagdish e al bazar.

Giornata intensa anche questa e, il mattino successivo, si vola a Jaipur, Capitale del Rajasthan.

E qui mi fermo e vi rimando al prossimo articolo per conoscere il resto del viaggio ed altri aspetti dell’India.

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