Libia, un paradiso archeologico perduto per sempre?

Nel lontano agosto del’99, siamo stati in Libia. Mesi prima abbiamo dovuto compilare un formulario, in lingua inglese, mandatoci direttamente a casa, che ci chiedeva qualunque cosa: dalla classica motivazione per cui si è scelta la meta, alla nostra vita privata, passando per la Religione di appartenenza.
Siamo arrivati a Tripoli via terra, attraverso la Tunisia, in quanto c’era ancora l’embargo.
Tripoli è la capitale e la città più popolosa della Libia. La città si trova nella parte nord-occidentale del paese al limitare del deserto, su una parte di terra rocciosa che si protende nel Mar Mediterraneo e forma una baia. La città venne fondata nel VII secolo a.C. dai Fenici, che la chiamarono Oea. Il suo centro storico è davvero interessante e ricco di laboratori artigianali, gioiellerie, moschee e negozietti e locali di ogni genere.

Tessitore all'opera in un laboratorio di Tripoli
Tessitore all’opera in un laboratorio di Tripoli

Anche il suo Museo Archeologico, nel quale sono custoditi i pezzi migliori delle varie colonie, è un vero tesoro tutto da esplorare.
Tuttavia la nostra guida ci informa che mosaici, vasi, statue, colonne…, di un certo valore ed indiscussa bellezza, erano stati prelevati dai siti e portati nelle case private di politici, uomini d’affari, ecc., ma anche la gente comune che ne aveva fatto razzia.
Questo perché a Gheddafi è più interessato agli armamenti che al patrimonio archeologico e a turismo internazionale, pertanto investe i soldi nei primi, lasciando i siti alla mercé di chiunque.
Ciò che è stato portato alla luce e messo al sicuro è quindi opera degli archeologi volontari e degli studenti in archeologia provenienti da diverse parti del Mondo.
Ma veniamo al vero motivo del mio viaggio.
Sull’Atlante del Mondo Romano, testo di storia utilizzato, insieme ad altri, all’università, ero stata attirata da una foto in particolare che ritraeva un antico teatro dal quale si vedeva il mare..e che colori! Si trovava a Leptis Magna.

Il Teatro di Leptis Magna
Il Teatro di Leptis Magna

Fu un’antica e influente città della Libia, fiorita prima sotto i Cartaginesi e poi sotto i Romani.La sua data di fondazione è incerta: dall’XI al VII secolo a.C. Con Sabratha ed Oea costituiva l’antica regione degli Emporia, anche conosciuta col nome greco di Tripolitania. La città, dal 1982 figura nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.
E così eccomi lì sul posto a scattare io stessa la foto che tanto mi aveva incantata. Emozione fortissima e tanto stupore. Già. Mio marito ed io, guardandoci intorno, ci accorgiamo di essere gli unici turisti del sito. La stessa cosa si verificherà praticamente ovunque, qui in Libia.
Altra colonia a lasciarmi a bocca aperta per la sua bellezza è Sabrata.
La città fu fondata dai Fenici e poi conquistata dai Romani. Nei pressi della città moderna restano le rovine dell’antica città che nel 1982 sono state inserite, come quelle di Leptis Magna, nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

Il Teatro di Sabrata
Il Teatro di Sabrata

Oggi mi chiedo come sarà la situazione dei siti archeologici e del museo di Tripoli. Dopo gli avvenimenti accaduti, la fine del regime di Gheddafi, l’Isis, ecc, temo saccheggi e distruzioni senza precedenti.
Tuttavia, in questo breve reportage, ho volutamente parlare al presente perché serbo in cuor mio la speranza che non tutto sia andato perduto e che, un giorno, la Libia torni ad essere meta di archeologi e turisti.
All’epoca i turisti erano davvero pochi, ma, ad oggi, ci sono nuovamente voli diretti.
Gli hotel erano già davvero belli, frequentati, soprattutto, da uomini d’affari.
La popolazione non era così estremista, tanto che ci hanno fatti entrare in una moschea mentre facevano scuola coranica (con grande disappunto di un Egiziano), ci hanno coinvolti, in hotel, in un matrimonio locale, si lasciavano fotografare e parlavano con noi perché incuriositi dalla nostra presenza.
Auspico la pace ed un miglioramento della situazione per chi di loro non è rimasto troppo coinvolto nei fatti o, per lo meno, non ci ha lasciato la vita.

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