India tra magia, maharaja e spiritualità (Ultima Puntata)

Amici, ci siamo lasciati all’aeroporto di Delhi dal quale ci siamo imbarcati per Kathmandu.

Kathmandu - Lo Stupa di Swayambhunath
Kathmandu – Lo Stupa di Swayambhunath

Della parte di viaggio in Nepal ho parlato già in un articolo precedente, dedicato solo ed esclusivamente a questo altrettanto splendido Paese (e avevo anche già affrontato la parte relativa ai pericoli lì. Non ci siamo fatti mancare proprio niente…neppure in Nepal). Tuttavia mentre facevamo la fila per i controlli di sicurezza in attesa di arrivare agli imbarchi, vedo davanti a me una ragazza biondissima, di carnagione chiara, alta, che non aveva praticamente bagaglio con se. Stava singhiozzando e asciugandosi ogni tanto le lacrime con un fazzoletto. Ho pensato stesse fuggendo dal Sud e fosse in transito verso casa in qualche Paese del Nord Europa. Con delicatezza le domando in inglese se aveva bisogno di aiuto. Lei mi risponde che veniva dalla Svezia e stava andando in Thailandia per andare a riconoscere le salme dei suoi zii e del suo fratellino, là al mare con loro. Non avendo trovato posto su di un volo diretto, era stata costretta a cambiare a Delhi. La sua risposta mi ha nuovamente sconvolta e fatto sentire inutile e impotente…

Varanasi- Le cremazioni all'alba
Varanasi- Le cremazioni all’alba

Ripartendo dal Nepal, voliamo diretti a Varanasi, la città di Shiva, situata sulle sponde del sacro Gange, uno dei luoghi più sacri di tutta l’India. Qui,  finalmente, il nostro viaggio si conclude in tranquillità e, durante una breve navigazione, all’alba sul Gange, faccio un’offerta al Sacro Fiume, mentre osservo alcuni pellegrini fare il bagno lustrale, i grandi palazzi lungo la riva e le pire funerarie.

Ma vediamo di ampliare l’argomento e darvi qualche consiglio su cosa fare e vedere. Partiamo dal principio…

I pellegrini hindu giungono a Varanasi per bagnarsi nelle acque del fiume, un rituale che purifica da tutti i peccati, e la città è anche un luogo propizio dove morire: chi spira qui si assicura la liberazione dal ciclo delle rinascite e l’immediato accesso al paradiso hindu. E’ dunque un luogo magico, dove i riti più intimi relativi alla vita e alla morte avvengono sotto gli occhi di tutti lungo i famosi ghat della città; ed è proprio il fatto di poter facilmente assistere alle pratiche rituali di un’antichissima tradizione religiosa che attira così tanti visitatori a Varanasi. In passato la città fu nota con i nomi di Kashi e Benares, ma la sua denominazione attuale non è altro che il recupero di un nome antichissimo che indica la posizione della città tra due fiumi, il Varuna e l’Asi. Per oltre duemila anni Varanasi è stata un centro di cultura e di civiltà, potendo vantare la pretesa di essere una delle più antiche città del mondo tuttora abitate. Lo stesso Mark Twain, capitato da queste parti durante un ciclo di conferenze, dovette pensarla così dal momento che descrisse al mondo una “Benares più vecchia della storia e della tradizione stessa, persino più antica della leggenda, e che pare due volte più vecchia di tutte queste realtà messe assieme”. Il centro storico ha in effetti conservato un’atmosfera d’altri tempi, ma sono comunque pochi gli edifici che risalgono a più di due secoli or sono, a causa delle scorrerie degli invasori musulmani e alla smania distruttiva di Aurangzeb. La principale attrattiva turistica di Varanasi sono i suoi ghat che si susseguono numerosi per un lungo tratto della sponda occidentale del Gange.

Varanasi- I Ghat
Varanasi- I Ghat

Quasi tutte queste scalinate che portano al Fiume sono usate per le abluzioni rituali, ma esistono anche alcuni “ghat per la cremazione” dove si bruciano i corpi dei defunti. Il momento più indicato per la visita ai ghat è il tramonto, quando il fiume è avvolto da una luce magica ed i pellegrini vi affluiscono per offrire una puja al sole che tramonta. Varanasi può vantare oltre un centinaio di ghat, ma quello di Dasaswamedh è senza dubbio quello più adatto per iniziare la visita della zona. Anche la breve gita in barca dal Dasaswamedh al Manikarnika Ghat può costituire un’ottima introduzione alla vita sul fiume; in alternativa, e se il livello delle acque è basso, si può semplicemente passeggiare da un ghat all’altro. In questo modo potrete stare in mezzo alla moltitudine di persone che si recano sulle sponde del Gange non soltanto per il bagno rituale, ma anche per praticare lo yoga, offrire benedizioni, acquistare il paan, vendere fiori, farsi fare un massaggio, oppure ancora giocare a cricket, nuotare, radersi e fare del bene al proprio karma dando l’elemosina ai mendicanti. Se non avete molto tempo da dedicare alla visita dei ghat, cercate quantomeno di vedere Asi Ghat, Tulsi Das Ghat, Bachraj Ghat, Shivala Ghat, Dandi Ghat e Hanuman Ghat, alcuni tra quelli più suggestivi. Il tempio sacro più importante della città è dedicato a Vishveswara, il dio Shiva come Signore dell’Universo. Fu costruito, nelle forme attuali, nel 1776 da Ahalya Bai di Indore e gli 800 kg d’oro con cui furono rivestite le sue torri, e da cui deriva il nome popolare del tempio, furono fornite dal maharaja Ranjit Singh di Lahore una cinquantina d’anni dopo. L’accesso al tempio è vietato ai non hindu, ma si può comunque dare un’occhiata all’edificio dall’ultimo piano della casa di fronte. Vicino al Tempio di Vishwanath si trova il Gyan Kupor Well o “pozzo della conoscenza”: anche se l’acqua del pozzo è protetta da un robusto schermo, i fedeli ritengono che bevendola si possa raggiungere un più elevato grado di spiritualità; pare inoltre che nel pozzo si trovi il linguaggio di Shiva, trasferito da un tempio più antico e nascosto qui per proteggerlo da Aurangzeb. Un altro tempio molto conosciuto è il Tempio di Durga, comunemente noto con il nome di Monkey Temple per le numerose e vivaci scimmie che ne hanno fatto la loro casa. Questo piccolo edificio, costruito nel XVIII secolo da una maharani bengalese e dipinto di rosso con l’ocra, è un tipico esempio di stile nagara dell’India del Nord ed è ornato da un sikhara a molti piani. Pochi passi a sud del Tempio di Durga si erge il moderno tempio in marmo di Tulsi Manas, costruito nel 1964 in stile sikh ara. Le sue pareti sono decorate da rilievi con versetti e scene tratte dal Ram Charit Manas, ovvero la versione in hindi del Ramayana. Non molto lontano dai due templi si incontra la Benares Hindu University, una delle numerose testimonianze che attestano il valore culturale di Varanasi. Con una passeggiata di una trentina di minuti partendo dagli ingressi dell’università si raggiunge il nuovo Tempio di Sree Vishwanath che fu progettato dal pandit Malaviya e costruito grazie ai mezzi della facoltosa famiglia di industriali Birla. Sulla sponda opposta del fiume si trova invece il forte di Ram Nagar, una struttura risalente al XVII secolo, antica residenza del maharaja di Benares.

Varanasi- Una donna si purifica nel Gange
Varanasi- Una donna si purifica nel Gange

Durante il nostro peregrinare per la città, mi sono dovuta scontrare con il triste fenomeno della povertà e della discriminazione. A parte i diversi lebbrosi incontrati lungo le vie, mi sono imbattuta in un cieco anziano (magari neppure tanto anziano, ma in India anche una mia coetanea pareva mia madre) che, seduto a terra, chiedeva l’elemosina perché affamato. Sono andata subito a comprare del cibo e gliel’ho offerto. Lui era così contento che, mi ha tenuto la mano tra le sue e si è commosso. Purtroppo alcune persone che avevano assistito alla scena, compreso il negoziante da cui avevo acquistato, mi si sono avvicinate e mi hanno aggredita.Io, subito mi sono trovata spiazzata da quel comportamento, poi mi sono difesa e, a quel punto, un poliziotto mi ha tolto ricchi uomini e donne benestanti di torno, con un’espressione del tipo “ringrazia che non ti arresto…” La motivazione? Le Caste! Guai a mischiarsi o ad abbassarsi ad un gesto come quello compiuto da me! Unica consolazione: sono riuscita ad impedire a quella gente di picchiare e togliere il cibo al povero cieco, come sarebbe, secondo loro e secondo il poliziotto,dovuto accadere. E menomale che se chiedi in giro ti dicono “No…Le Caste? Non esistono più…” Vadano a raccontarlo a qualcun altro! Se poi ci aggiungiamo anche l’aver saputo che alle donne spesso accadono incidenti domestici mortali, soprattutto causati dalle suocere, perché, dopo un po’ la dote finisce o non è abbastanza ricca…Il vaso del mio sdegno è colmo!

Ma vediamo cosa sono e quali sono le Caste in India.

La struttura sociale indiana è stratificata gerarchicamente in caste in cui i gruppi e gli individui che vi appartengono vengono guidati da prescritte norme, valori e sanzioni sociali (tra cui anche la definitiva esclusione dalla comunità) tipici di quella casta, realizzando così specifici modelli di comportamento. La casta viene ereditata per nascita. Nel concetto di casta vi sono quelli di varna e jati. Varna significa colore e, ad ogni casta, ne è associato uno. Ai Bramini (i sacerdoti, sacrificatori e conoscitori dei testi religiosi), gli appartenenti alla casta più alta nella gerarchia, venne associato il colore bianco, aiKshatria (i guerrieri e i prinicipi) il rosso, ai Vaisia (gli agricoltori, i commercianti e gli artigiani) il giallo. Ai Shudra, i servitori degli altri tre Varna (cioè i gruppi nobili – arya – o rigenerati – dvija – ), venne associato il nero. La gerarchia dei varna configura anche il grado di purezza di ogni gruppo, partendo dai Brahmini, i più puri, fino ai Shudra, gli impuri o contaminati. Mentre le prime tre caste hanno pieno diritto di culto, ai Shudra non è sempre permesso di offrire sacrifici agli dei. L’appartenenza ad una casta determina il ruolo sociale di chi vi appartiene, quindi il tipo di professione svolta, la persona da sposare (che deve appartenere alla stessa casta – endogamia -) e persino l’alimentazione. Con l’emergere di nuovi gruppi sociali e nuove attività il sistema delle caste si è successivamente evoluto in sottocaste (jati o comunità). Non tutti gli individui appartengono ad una casta. I cosiddetti “fuori casta” (avarna – senza colore – anche detti “paria” o “intoccabili”) sono coloro che lavorano a contatto con la morte e le cose impure (ad esempio la rimozione delle carcasse di animali, la pulizia delle strade e delle latrine, la lavorazione delle pelli, l’uccisione dei topi), i barbari, i tribali (che vivono sulle montagne o nella giungla e comunque al di fuori della società) e i figli di unioni di jati diverse. Agli intoccabili è proibito entrare nei templi ed essi non possono essere cremati alla loro morte. Chi tocca un intoccabile deve immediatamente lavarsi le mani per purificarsi. Se un intoccabile osasse attingere acqua da un pozzo pubblico, l’acqua si inquinerebbe e nessun altro potrebbe usarlo.

Varanasi- Un Sadhu
Varanasi- Un Sadhu

Ogni individuo che nasce in una casta, ne assume incondizionatamente lo status e il ruolo conforme a questa identità. Ogni persona nasce quindi in un inalterabile status sociale. La casta è quindi un gruppo sociale chiuso. Questo sistema trova il suo fondamento religioso neiVeda, gli antichi testi religiosi a base dell’induismo, scritti in sanscrito (ma tramandati oralmente dalla loro antichissima origine), che hanno derivazione dal popolo degli Arii, arrivati in India settentrionale intorno al 1500 a.c. Una teoria storica fa addirittura coincidere la nascita dei varna con l’arrivo in India di questo popolo di pelle chiara, provenienti dal Nord dell’Asia e dall’europa del Sud, che trovò, al suo arrivo, altre razze che già vivevano in territorio indiano, come i Negrito, dalla pelle nera, simili agli africani, i Mongoloidi, simili ai cinesi, gli Austroloidi simili agli aborigeni australiani e i Dravidiani, i più numerosi, di origini mediterranee. Con gli Austroloidi e i Dravidiani, gli ariani ebbero la maggior parte dei loro contatti. Per il resto gli ariani non rispettarono le culture delle popolazioni locali che furono quindi costrette a diventare loro servi oppure a fuggire sulle montagne o verso sud.
Gli Ariani si organizzarono in tre gruppi, quello dei guerrieri (Rajayanapoi divenuto Rajayana Kshatria), quello dei sacerdoti, (brahmani), che riuscirono a conquistare il potere, quello dei contadini e degli artigiani (Vaisia).
Nel Rig Veda (1700-1100 a.c.), uno dei testi della raccolta dei Veda, è raccontato che l’uomo primordiale – Purush – ha distrutto al fine di creare una società umana. Dalle parti del suo corpo sono stati creati i varna. Cosi, in base ad una gerarchia decrescente, dalla sua testa sono stati creati i brahmani, dalle sue mani i Kshatrias, dalle sue cosce i Vaishias e dai suoi piedi i Sudras. Altra teoria religiosa sostiene che i Varna abbiano avuto origine dagli organi del corpo di Brahma, l’assoluto creatore del mondo.
Nella popolare Bhagavad-Gita ancora di più viene sottolineata l’importanza di appartenenza alla casta e dell’adempiere il proprio dovere sociale.
Nell’induismo, l’obbedienza alle regole della casta cui si appartiene diventa un dovere religioso. L’appartenenza ad una casta, acquisita per nascita, è il risultato attuale di un comportamento passato e il buono o cattivo rispetto dei doveri di casta (secondo il principio deldharma), oggi, determinerà l’appartenenza ad una casta, superiore o inferiore, nella prossima vita (secondo il principio del kharma). Infatti, la casta nella quale un individuo nasce è il risultato delle azioni che ha commesso in una vita precedente. Così, una persona veramente virtuosa della casta Shudra (i servitori) potrebbe essere premiata con la rinascita a bramino nella sua prossima vita. Le anime possono muoversi non solo tra i diversi livelli della società umana, ma anche trasmigrare nel corpo di animali, il che spiega il vegetarismo di molti indù.
In questa visione le ineguaglianze fra gli uomini sono quindi la conseguenza di azioni nelle vite passate, ed hanno tuttavia un valore provvisorio, valgono cioè fino alla morte dell’individuo e alla sua successiva reincarnazione (samsara), dato che è possibile essere virtuosi nel corso della vita attuale al fine di raggiungere una stazione più alta nella prossima rinascita.
Il sistema delle caste venne usato dagli inglesi, insidiatisi in India nel 1757, come mezzo di controllo sociale. Si allearono con la casta dei bramini, ripristinando alcuni privilegi che erano stati abrogati dai governanti musulmani. Tuttavia, gli inglesi resero illegittime, in quanto considerate discriminatorie, alcune usanze indiane riguardanti le caste inferiori. Nel XIX e XX secolo si parlò addirittura di abolire lo status di intoccabile e nel 1928 fu permesso ai “dalit” di entrare in un tempio. Il grande Gandhi si è battutto per l’emancipazione dei dalit, dandogli il nuovo nome di Harijan o “figli di Dio” .
Il nuovo governo indiano insediatosi a seguito dell’Indipendenza indiana, avvenuta il 15 agosto 1947, ha istituito vari leggi per proteggere le “caste e le tribù”, includendovi sia gli intoccabili che i gruppi tribali che, ancora oggi, vivono stili di vita tradizionali. Queste leggi, tuttora vigenti, includono sistemi di quote per garantire l’accesso all’istruzione e ai posti di governo.
Infatti, per legge, in applicazione degli articoli 341 e 342 della Costituzione indiana del 1950, sono state formate le “Schedule Caste” e le “Schedule Tribes” ovvero gli elenchi delle caste degli intoccabili e delle tribù,. Sul sito del governo indiano viene spiegato come ottenere il “certificato di casta” la cui funzione è così ivi descritta: “un certificato di casta è la prova della propria appartenenza ad una casta particolare, soprattutto nel caso in cui non si appartenga a nessuna delle “caste”, come specificato nella Costituzione indiana. Il governo ha ritenuto che le Scheduled Castes and Tribes abbiano bisogno di un incoraggiamento speciale e dell’opportunità di progredire allo stesso ritmo del resto della cittadinanza. Di conseguenza, l’Indian System of Protective Discrimination ha previsto alcuni privilegi speciali concessi a questa categoria di cittadini, quali la riserva di posti nelle assemblee legislative e di Governo, la riduzione parziale o totale delle tasse scolastiche e dei college, la riserva di quote di iscrizione alle istituzioni educative, il rilassamento dei limiti massimi di età per l’accesso a determinati posti di lavoro, ecc. Per poter usufruire di questi privilegi, un cittadino appartenente ad una casta deve essere in possesso di un valido certificato di casta.”. I moduli per ottenere il certificato di casta sono disponibili on-line o presso appositi uffici locali. Nel caso in cui nessuno dei familiari di chi chiede il certificato abbia già ricevuto un certificato di Casta, il governo, prima di rilasciare il certificato, opererà un’indagine locale e chiederà una prova di residenza nello Stato per un periodo minimo stabilito ed una dichiarazione giurata di appartenenza alla casta.
In India la maggior parte dei matrimoni sono combinati e per questo spesso le famiglie si rivolgono ai molti siti matrimoniali su internet, oltre alle agenzie locali, pubblicizzati anche sui giornali, per trovare il marito o la moglie perfetta per i loro figli. La ricerca parte proprio da una prima selezione basata sulla religione e la casta di appartenza.  Un sito famoso è http://www.shaadi.com/matrimonials/indian-castes. Altre religioni in India come quelle dei Sikhs, Gianisti e Buddisti non riconoscono il sistema delle caste ma, in pratica, nella vita quotidiana (anche ai fini delle unioni matrimoniali) il sistema delle caste svolge comunque un ruolo importante.

Varanasi - Le Cremazioni lungo il Gange si svolgono dall'alba fino a notte
Varanasi – Le Cremazioni lungo il Gange si svolgono dall’alba fino a notte

Con questa, ultima parentesi, si conclude il nostro Adventure Travel in India con la speranza che la Nazione superi differenze, conflitti e barrire al più presto.

In un Paese dove la popolazione cresce in maniera esponenziale ogni anno, è davvero difficile che i servizi, le risorse e le cure mediche, riescano a tenere il passo. Tuttavia, anche qui, esiste una Silicon Valley come negli USA. Anche qui ci persone in gamba, dotate di intelligenza e senso degli affari, persone giuste e volonterose, persone ricche di fede, associazioni umanitarie, ecc… Anche qui il turismo ha preso campo da secoli e, un viaggio in India è stato da sempre il viaggio della vita, un misto tra avventura, esotismo, fede, ricerca di quel qualcosa che, nonostante le sue enormi contraddizioni, solo l’India ti può dare. Nonostante tutto, resta la voglia di tornare per scoprire, perché l’India è grande, anzi grandissima! E forse è proprio per questo che da lei ci aspettiamo grandi passi, grandi soluzioni, grandi cambiamenti…Nonostante tutto mi manca e, prima o poi, sarò pronta a tornare!

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