In Asia c’è un luogo leggendario, dove il la natura è sovrana, dove il deserto si alterna alla steppa e il cielo è di un blu talmente intenso da mozzare il fiato. Questa terra incredibile è la Mongolia.
Luogo perfetto per chi desidera vivere un viaggio selvaggio, un viaggio da nomadi. Perché è solo trasformandosi in un vero viaggiatore itinerante che si può gustare e comprendere la vera anima della Mongolia. Cosa aspettate, la terra di Gengis Khan è pronta a regalarvi incredibili avventure.
Tuttavia, una presentazione generale della Mongolia l’avete già avuta in un reportage del nostro viaggio. Questa volta, però, voglio concentrarmi su uno degli scenari mozzafiato di questa splendida Nazione.
Se amate i paesaggi estremi dove la natura regna sovrana, il deserto del Gobi è il posto che fa per voi: benvenuti in un luogo magico e onirico nel cuore dell’Asia.
Il deserto del Gobi è il più grande deserto dell’Asia e il quinto deserto al mondo. Si sviluppa su una superficie di circa 1.300.000 chilometri quadrati, che coprono la parte meridionale della Mongolia e le regioni nord e nord occidentali della Cina. ll suo nome evoca lande desolate e condizioni ambientali estreme, quasi del tutto ostili alla sopravvivenza. Ma evoca anche paesaggi di incontenibile bellezza e assoluto fascino: laghi salati, distese sabbiose e canyon dalle rocce rosse che al tramonto sembrano come incendiarsi ai riflessi degli ultimi raggi solari.
Il deserto del Gobi è il cuore della cultura mongola, parte integrante della storia e delle tradizioni del paese.
La leggenda vuole che il Gobi sia stato creato dal passaggio degli imponenti eserciti di Gengis Khan, ma in realtà i numerosi fossili che lo costituiscono testimoniano che il suo territorio, ricco di acque e di vegetazione, era un tempo habitat ideale per i dinosauri. Negli anni ’20, in questo territorio temuto dagli stessi mongoli, l’avventuriero americano Roy Chapman Andrews, con la sua squadra, riportò alla luce resti di scheletri di oltre 100 esemplari preistorici. Oggi il Gobi è abitato da alcune tribù nomadi e da alcune rarità faunistiche, come l’asino selvatico (Khulan), il cavallo Prewalski (Takhi), un’antilope endemica (Saiga) e l’orso del Gobi, ragione per cui è stato dichiarato dall’UNESCO “Riserva della Biosfera” Ma sul suo territorio sorgono anche splendidi monasteri e altre affascinanti testimonianze di storia e cultura.
ll Dundgobi, “il Gobi Centrale”, è una regione arida e insidiosa, attraversata dai fuoristrada per raggiungere le zone più frequentate del deserto meridionale. Qui troverete BAGA GADZRIIN UUL: la vetta non è imponente (1.768 metri di quota) ma è sacra per i mongoli ed è molto bello lo scenario in cui sorge. Gengis Khan avrebbe sostato qui prima di una battaglia e alcune formazioni rocciose richiamano la sagome dei guerrieri. Ci vogliono cinque ore per scalare la cima. A quindici chilometri si apre la Ikh Gadzryn chuluu, roccia granitica, luogo di pellegrinaggio per i mongoli.
La Valle di Yol, o delle Aquile è una gola stretta e rocciosa a circa 2.500 m di altitudine, in cui si trovano ghiacciai perenni ed affascinanti canyon. Lo scenario è inquietante con uno stretto e profondo canyon attraversato dalle acque di un torrente. Le rocce raggiungono i 200 metri di altezza e in alcuni punti il passaggio è appena sufficiente per due persone. Nella stagione delle piogge si formano cascate impetuose mentre d’inverno il ghiaccio inventa bizzarre sculture. Vi si possono poi osservare una grande varietà di piante e di animali (aquile, falchi, grifoni, topi – mucca).
Le dune di sabbia di Khongoriin Els, o “Dune che Cantano col vento”, devono il loro nome all’affascinante sonorità creata dal movimento della massa sabbiosa. Sono alte 20 metri, larghe 20 km e si estendono per circa 185 km. Si trovano nel Gobi Meridionale e sono attraversate dal fiume Khongoriin che crea bellissime oasi verdeggianti
Bayanzag, chiamata anche “Rupi Fiammeggianti” dall’esploratore americano Roy Chapman Andrews nel 1922, è una zona del Deserto dei Gobi in cui la particolare conformazione geologica delle rocce, ricca di canyon, e la colorazione rossastra delle pietre rendono l’atmosfera molto suggestiva, soprattutto al tramonto. Qui sono avvenuti moltissimi ritrovamenti di fossili di dinosauro (Tarbosauri, Gallimimi, Protoceratopi, Adrosauri).
Gurvansaikhan: diversamente dagli altri parchi nazionali del Deserto del Gobi, il Gurvansaikhan offre diverse attrattive interessanti, come montagne, fossili di dinosauri, straordinarie dune di sabbia, formazioni rocciose e una valle ricoperta dal ghiaccio per gran parte dell’anno. Il tutto incastonato tra le stelle e orizzonti mozzafiato, con una biodiversità notevole: 52 specie di mammiferi e oltre duecento di uccelli, tra cui il trombettiere mongolo del deserto, l’avvoltoio monaco e la sterpazzola nana.
Che altro aggiungere…Il Gobi parla da se, con i suoi paesaggi, i suoi coraggiosi abitanti, i suoi cieli incredibili, la sua flora e la sua fauna, rare e uniche… Un luogo incredibile, leggendario e al tempo stesso reale, che ti lascia davvero tanto nel cuore, nell’anima, negli occhi. E, proprio perché reale, raggiungibile e visitabile, da non perdere, ma, soprattutto, da non lasciare andare e portare dentro per tutta la vita.
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