Terre e Curiose Leggende: il Cioccolato dei Maya

In un bel pomeriggio dello scorso inverno, entrai in una cioccolateria di San Cristobal, in Messico, per bere una buona cioccolata calda e chiesi quella con acqua e semi di cacao, come gli antichi Maya. Me la stavo sorseggiando quando, dopo l’improvviso balenare di una luce di mille colori, udii voci e parole dal suono strano. Incuriosita, mi voltai per dare un’occhiata: da chi proveniva quella bizzarra lingua? Mi spaventai: vidi uomini con colorati piumaggi ma … seminudi!
Improvvisamente mi resi conto di non trovarmi più lì ma … nel ricco salone di un sontuoso palazzo… Di fronte a me c’era l’imperatore dei Maya, Topiltzin Quetzalcoàtl, con i suoi collaboratori più fidati che bevevano cioccolata, la mia stessa cioccolata. Con stupore mi accorsi che riuscivo a comprendere la loro lingua come se fossi anch’io una di loro: discutevano della loro ricchezza più grande, la pianta del cacao. L’imperatore stava narrando come il popolo Maya avesse appreso l’arte di trasformare il cacao e, incredibilmente, conosceva anche quale sarebbe stato il futuro dei preziosi semi. Io ascoltavo il racconto; successivamente tentai di stenderne un resoconto (aggiungendo qualche data, ovviamente…). Ecco, in breve, le tappe più importanti di questa grande scoperta.

Il cioccolato deriva dai semi della pianta del cacao, dal nome latino Theobroma cacao L.

La pianta del cacao vanta origini antichissime: sembra che ci siano tracce, secondo alcune ricerche botaniche, che rimandino a 6000 anni fa nei dintorni del Rio delle Amazzoni e  dell’Orinoco.

La coltivazione del cacao risale, invece, a circa 2000 anni fa e si sviluppò, per la prima volta, in America Centrale. Molti associano la coltivazione di questa pianta al popolo dei Maya, ma sembra che già gli Olmechi, popolazione precedente ai Maya e agli Atzechi, l´avessero sfruttata.

Ovviamente, Quetzalcoàtl cercò di mettere in dubbio questa ipotesi, ma io non c’ero all’epoca quindi, ogni teoria è valida.

La denominazione latina, Theobroma cacao L., sta a significare “cibo degli dei” e infatti, già i Maya ne avevano limitato il consumo solo ad alcune classi della popolazione, quali sovrani, nobili e guerrieri e usavano il cacao come moneta di scambio, per esempio, per pagare i tributi all’imperatore.

I Maya bevevano il cacao mescolato con dell´acqua calda. Si può affermare che l´origine della parola cioccolato derivi proprio da questa miscela: chacau che vuol caldo e haa, ovvero acqua. Chacauhaa era la bevanda calda di cacao, che poteva essere chiamata ache chocolhaa, perché chocol indica un sinonimo di chacau. Da qui probabilmente ha origine il nome spagnolo chocolat.

Successivamente gli Atzechi ripresero al coltivazione del cacao e la produzione del cioccolato, associandolo a Xochiquetzal, dea della fertilità.  Del cacao veniva effettuato, essenzialmente, un impiego liturgico e cerimoniale, ma la bevanda era destinata nelle Americhe ad essere aromatizzata con vaniglia, peperoncino e pepe e, a volte, con l´aggiunta di altri ingredient, come addensanti, farine e minerali, per ottenere il xocoatl.

Si dice che l´imperatore Montechuzoma, detto erroneamente anche Montezuma, possedesse oltre 1 miliardo di valore in semi di cacao, all´epoca utilizzati come moneta di scambio. E secondo la leggenda, sembra che bevesse oltre cinquanta tazze di cioccolato al giorno, perché aveva un grande harem e il cioccolato è noto anche per le sue proprietà afrodisiache.

I semi di cacao furono importati, per la prima volta in Europa, da Cristoforo Colombo, ma per tutto il 1500 la coltivazione della pianta e la produzione di cioccolato restò una prerogative della Spagna.

Si deve attendere i primi anni del XVII secolo, per vedere il cioccolato veramente apprezzato in Europa e, in particolare, dai nobili che lo trasformarono in un lusso.

Quindi gli Olandesi, quali esperti navigatori, attraverso i loro viaggi e i mercati, riuscirono a strappare alla Spagna il primato commerciale e a importare il culto del cioccolato di porto in porto: a Venezia nacquero i primi bar e caffè che offrivano la bevanda del cioccolato con nuove ricette e un tocco di fantasia: le cosiddette “botteghe del cioccolato”.

Ne corso degli anni, in particolar modo i Paesi delle regioni calde, quali il Brasile, le Filippine e la Martinica, che già erano produttori di cacao, aumentarono in maniera esponenziale le coltivazioni di cacao. Oggi la produzione di cioccolato si è diffusa in molti luoghi d´Europa ed il cioccolato si trova praticamente ovunque in forme e gusti differenti.

Ed ecco che, a questo punto, il grande Re mi guarda e mi dice che lui sa quanto io ami il cioccolato, sia cresciuta praticamente grazie ad esso e ami le qualità migliori quanto ricercate, soprattutto se lavorate con il burro di cacao (e non con olio di palma o simili come in alcune Nazioni del Nord Europa). Io lo guardo orgogliosa, ma…che succede? Mi guardo intorno…Sono di nuovo nella cioccolateria! Da un lato mi sento un po’ in imbarazzo… E se qualcuno si fosse accorto che stavo sognando ad occhi aperti? Dall’altro, mi sento davvero soddisfatta di aver assaggiato la Vera Cioccolata Calda dei Maya… non un sogno, ma una squisita realtà!

By https://sarainviaggio.altervista.org