Sucre, la “Città Bianca” della Bolivia

Ad agosto 2016 mi sono trovata in questa splendida cittadina e ne sono rimasta affascinata.

Sucre dal tetto del nostro hotel, ex casa coloniale

Capitale costituzionale della repubblica, Sucre si trova a 2.750 m s.l.m. ed è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, in quanto “Museo” a cielo aperto di quella che fu la vita aristocratica all’epoca coloniale. La città si trova nel dipartimento di Chuquisaca. E’ conosciuta anche come la “città dei quattro nomi”, dovuto al fatto che nel corso della sua storia fu battezzata quattro volte, ed è stata chiamata: La Plata, Charcas, Chuquisaca e, attualmente, Sucre.

La Casa della Libertà

Il nome attuale si deve al primo presidente della Bolivia, il cui cognome è Sucre. Questa città è stata tra le prime a ribellarsi contro il dominio spagnolo. Qui vi si stabilì la Corte Superiore di Chuquisaca da cui è stata proclamata l’indipendenza dell’Alto Perù, che l’avrebbe resa la Repubblica di Bolívar e poi in Bolivia. Da visitare assolutamente, a questo proposito, la Casa della Libertà e il Cimitero Monumentale.

La Parata del 5 agosto per l’anniversario dell’Indipendenza

Nel 1948 fu in gran parte distrutta da un terremoto, motivo per cui oggi posiamo trovare in questa città le strutture moderne, ampi viali e parchi, come quello di Bolivar o quelo di Liberty.
Le sue strade lastricate, fontane in granito, antiche chiese (tra le quali si distinguono e vale la pena visitare si trovano: San Lazzaro, la Merced, e la Cattedrale), case con tetto di fango con pareti bianche si complementano con le costruzioni moderne, dando un tono molto speciale a questo luogo.

La Cattedrale

Uno dei luoghi simbolo di Sucre è la plaza 25 de Mayo, sulla quale si affaccia la Casa de la Libertad – l’edificio nel quale fu firmata la dichiarazione d’indipendenza della Bolivia il 6 agosto 1825 – e l’immancabile cattedrale (la Catedral Metropolitana risale al XVI secolo e fonde elementi di architettura rinascimentale e barocca), mentre sull’adiacente calle Ortiz sorge l’annesso Museo de la Catedral.

Donne in costume tradizionale da festa per l’anniversario dell’Indipendenza

È sempre qui nel centro storico (il casco viejo) che si trovano anche gli altri principali edifici religiosi di Sucre: il convento de San Felipe Neri, il Templo de Nuestra Señora de la Merced (straordinario il suo interno), l’Iglesia de Santa Mónica (XV secolo) e l’Iglesia de San Francisco, ma anche molti musei particolarmente interessanti come l’imperdibile Museo de Etnografía y Folklore (MUSEF), ricavato all’interno dell’ex edificio del Banco Nacional, il Museo Gutiérrez Valenzuela, il Museo de Santa Clara (all’interno dell’omonimo convento) e lo splendido Museo de Arte Indigena (indirizzo: Pasaje Iturricha n°314), dove si trovano manufatti – soprattutto tessili – delle popolazioni indigene boliviane.

Una delle strade verso Recoleta

Qualche isolato più a sud, rispetto a quest’ultimo, si trova il Monastero de La Recoleta, in parte trasformato in museo a tema religioso, fondato nel 1601 dai francescani. All’esterno del monastero si trova il cosiddetto Cedro Milenario, un gigantesco cedro secolare sopravvissuto alle vicissitudini della storia e all’opera distruttrice dell’uomo, e soprattutto il Mirador de la Recoleta, il più famoso belvedere panoramico sulla città.

Il Teatro di Sucre

Da non perdere assolutamente il suo immenso e ricco mercato. Qui troverete le tante specialità della cucina boliviana e del dipartimento di Chuquisaca, in particolare, carne, verdura, frutta, dolci, primi e secondi piatti: c’è di tutto a un prezzo veramente economico. Vi consiglio anche di recarvi in uno dei laboratori artigiani di cioccolato presenti in città. Qui si producono praline, tavolette di cioccolato, ecc, con il cacao boliviano: un vero solluchero. Da provare anche la tavoletta di fondente aromatizzata con il sale del Salar di Uyuni: il gustoso sale esalta il sapore del cacao!

Frutta al mercato

Noi siamo arrivati a Sucre, con un volo da Santa Cruz de la Sierra, in occasione della Festa del 5 agosto e ciò ha reso il nostro soggiorno in città un’esperienza ancora più ricca. Il momento più sentito della cerimonia è stata l’esecuzione dell’Inno Nazionale da parte della banda dell’esercito: tutti si sono fermati (anche i giardinieri che stavano sistemando alcune aiole lì vicino) e, immobili e retti come statue, hanno iniziato ad ascoltare, tenendosi una mano sul cuore. Che emozione!!!

Tramonto dal tetto del nostro hotel

In breve, per concludere, Sucre, la “Ciudad Blanca de las Américas”, è giustamente considerata la più bella città della Bolivia,  in quanto ha saputo conservare, negli anni, l’immenso patrimonio architettonico dell’epoca coloniale e di quella repubblicana, ben salvaguardato dai tanti vincoli urbanistici che il Comune pone ogni volta che vengono costruiti nuovi edifici o realizzate opere di ristrutturazione. Insomma un esempio da ammirare e, al tempo stesso, da seguire.

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