Religione e medicina sulle Ande

Dopo più di 450 anni di evangelizzazione e conversione forzata, la religione cattolica è divenuta un elemento unificante per la quasi totalità della popolazione boliviana. Di fatto però, la religione tradizionale è sempre stata uno dei maggiori strumenti di affermazione dell’identità indigena e gli antichi dei e riti hanno continuato a vivere accanto o celati dietro quelli cattolici. Ne è derivato un culto sincretico, in cui si mescolano ritualità cattolica e tradizioni ancestrali, santi cristiani e divinità pagane, messe e pratiche magiche, processioni e danze.

Tarabuco: Gli ingredienti per le offerte alla Pachamama
Tarabuco: Gli ingredienti per le offerte alla Pachamama

Preoccupante per la sopravvivenza di usi e costumi tradizionali è la sempre maggiore diffusione delle chiese evangeliche che, a differenza di quella cattolica, non accettano alcun compromesso con le tradizioni “pagane” ancestrali e forzano i convertiti ad abbandonare i riti antichi, fra cui quelle danze o musiche il cui significato è visto come satanico.
La cosmogonia andina è sicuramente quella parte con cui più frequentemente il viaggiatore viene in contatto.
Mediatrice fra il mondo di sopra e quello di sotto è la Pachamama o Madre Terra, da sempre oggetto di grande venerazione: rappresenta lo spazio coltivato e la fertilità femminile, origine dell’uomo stesso e fonte di tutto ciò di cui ha bisogno.
A differenza della visione cattolica per la quale il cielo è un altrove inaccessibile, per la concezione animista andina il mondo naturale e quello soprannaturale sono intimamente uniti e gli elementi dell’universo quali monti, sorgenti e caverne sono adorati come “huaca”, luoghi sacri dove risiedono gli spiriti protettori.
Fra le cerimonie propiziatore più comuni vi sono le “mesas”, offerte interrate o bruciate che sacerdoti e stregoni compongono con vari ingredienti, quali erbe, incenso, coca, figurine di zucchero, lamine d’oro e d’argento, lana e feti rinsecchiti di lama.
Usanza molto diffusa per ringraziare la Pachamama è “challar”, cioè versare per terra dell’alcol o della “chicha”, la tradizionale birra di mais.

La Paz: Feti di lama al Mercado de las Brujas
La Paz: Feti di lama al Mercado de las Brujas

Al centro di La Paz, c’è poi un mercato molto famoso, nel quale, oltre ad elisir, piante ed erbe medicamentose, amuleti di ogni sorta e molto altro ancora, troverete questi feti di lama di ogni dimensione, con pelo, senza pelo, in posizione fetale o distesi: è il Mercado de las Brujas (le streghe). Ogni volta che un boliviano attraversa un ostacolo o un traguardo importante della sua vita, si reca nel mercato per consultare las brujas che, bruciando foglie di coca, alcol e sigarette, sapranno leggere il suo futuro e consigliargli ogni tipo di rimedio alle avversità.
In caso di malattia, invece, gli andini ricorrono ancora oggi al “curandero”, il guaritore indigeno, non solo perchè nelle zone rurali la sua è spesso l’unica medicina accessibile, ma soprattutto perché si ritiene che la malattia abbia anche un’origine magica, motivo per cui la terapia è in genere associata a pratiche divinatorie e all’uso di amuleti.
I Kallawaya, sono autentici depositari delle conoscenze della farmacopea andina. Sono guaritori ed erboristi originari della zona intorno a Charazani, a nord del lago Titicaca.
Ciò che li contraddistingue è il carattere itinerante che li ha portati a viaggiare per centinaia d’anni lungo le Ande, curando e raccogliendo erbe nelle diverse fasce climatiche, acquisendo sempre nuove esperienze e assorbendo elementi propri delle diverse culture, compresa quella cattolica ispanica.
Ogni anno si radunano per scambiarsi ricette, erbe, conoscenze… A volte alcuni di loro sono convinti di essere stati destinati a svolgere questa missione: l’essere partoriti in piedi o colpiti da un fulmine in tenera età sono infatti segni della presenza di un dono soprannaturale.

La Paz: Le botteghe de las Brujas
La Paz: Le botteghe de las Brujas

In questi ultimi anni, si sta assistendo ad un rinnovato interesse per le terapie naturali e al tentativo di integrazione con la medicina ufficiale perché non vada disperso un enorme patrimonio di conoscenze empiriche. Dottori tradizionali, parteras, erboristi e guide spirituali sono stati riconosciuti legalmente nella legge 459, i cui decreti attuativi sono stati approvati a luglio 2015, stabilendo che si costituiscano come “risorse umane pronte a essere incorporate gradualmente all’interno del sistema sanitario nazionale”. I primi concreti risultati, qui in Bolivia, sono stati la legalizzazione della medicina tradizionale e la recente dichiarazione da parte dell’UNESCO della cultura Kallawaya Patrimonio Orale e Intangibile dell’Umanità.

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