Nel paradiso naturale degli allevatori, la Valle dell’Orkhon (Mongolia)

Presso l’entrata della Valle dell’Orkhon

La Valle dell’Orkhon occupa un’area di 1220 Kmq ed è forse una della regioni culturalmente più rilevanti della Mongolia, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità nel 2004 dall’Unesco. Include vasti pascoli e praterie lungo entrambe le sponde del fiume Orkhon e, al suo interno, si trovano numerosi siti archeologici che datano al VI secolo d.C.

Il nostro campo di ger

Queste evidenze archeologiche riflettono la relazione simbiotica tra le società nomadi-pastorali ed i loro centri religiosi ed amministrativi nonché l’importanza di questa valle per la storia dell’Asia centrale. L’area evidenzia chiaramente quanto la cultura nomade sia stata qui, già 1500 anni fa, forte e durevole tanto da sviluppare una rete di scambi commerciali e l’istituzione di centri amministrativi, militari e religiosi.

L’interno di una ger di allevatori che ci ha inviato ad entrare

Una cultura nomade che è ancora oggi ben viva in Mongolia in quanto considerata il comportamento più “nobile” per vivere in armonia con l’ambiente. Non a caso le ger (non semplicemente “tenda”, ma “casa”), sono fatte in modo da favorire questo stile di vita e, gli stessi campi per i visitatori che vogliono viaggiare per la Mongolia, sono tutti di ger.

Tra le immense e variegate greggi

Noi ci siamo trovati in mezzo a tutto questo grazie a Roberto di Tucano che ha creato per mio marito e me un itinerario personalizzato davvero unico (tanto che dall’anno successivo, viene riproposto ai gruppi del tour operator in partenza per questa Nazione meravigliosa). Ma forse questo ve lo avevo già accennato sul primo reportage della Mongolia…

L’Orkhon e me

Ma veniamo alla natura…Al fiume che, soprattutto verso sera, ha un colore bellissimo; al verde dell’erba di pascoli e colline, che appare, con il bestiame che lo calpesta, la tavoletta di un pittore, sulla quale l’artista ha impresso con i polpastrelli tante macchie colorate (marroni, nere, bianche… questi sono i colori delle migliaia di capi tra yak, cavalli, pecore, capre) e, infine, il cielo che, sia di giorno che di notte, ci mostra tutta la sua bellezza.

Gli yak attraversano il fiume

Tutto questo, unito alle Cascate del Fiume Orkhon, all’immensità del paesaggio e all’ospitalità della sua gente (unica e indimenticabile in tutta la Mongolia), fa di questa Valle, un luogo che porteremo sempre nel cuore.

Dopo aver raggiunto la sponda, le femmine di yak vengono munte

Arrivarci non è comodo e facile, ma la strada per il Paradiso, del resto, è sempre in salita e non ha il tappeto rosso di Hollywood. Dalla Capitale la distanza è davvero tanta, ma noi eravamo già nel Gobi da un po’, quindi siamo arrivati in tempo per goderci tutto quello che vi ho appena elencato e che vi mostro attraverso queste immagini.

Le Cascate dell’Orkhon

Come ogni luogo e, forse questo in particolare più di ogni altro luogo, va vissuto perché nessuna immagine, nessun filmato, nessun racconto, ve lo potrà mai fare assaporare davvero fino in fondo. Ogni momento è personale, ogni colore, profumo, sapore, lo scorrere del fiume…sono tutte sensazioni che qui diventano intime e non si fermano al soggettivo. Tutta la Mongolia (Ulàn Bàtor a parte, come ogni capitale del resto), ha un fascino particolare che scava a fondo nell’anima di un viaggiatore, tirando fuori, come da un contenitore, emozioni, riflessioni, paure, sogni…

By https://sarainviaggio.altervista.org